
Cari amici e amiche,
oggi vi porto a Ischia!
A settembre 2019 ho deciso di trascorrere le vacanze in questa meravigliosa isola del Golfo di Napoli.
Speravo di staccare la spina dalla vita di Monaco e invece ho scoperto che la storia d’amore tra Ischia e la Germania dura da almeno due secoli e non ha mai conosciuto crisi.
Anzi, se l’isola è diventata famosa in tutto il mondo lo dobbiamo in gran parte alla Germania. Già luogo esclusivo per nobili e governanti tra cui il Re Ludwig di Baviera, negli anni Cinquanta l’imprenditrice berlinese Gertrud Sielewicz scoprì le cure termali di Ischia dopo una caduta da cavallo, e decise di aprire un ufficio turistico che portasse lì i suoi concittadini tra marzo e ottobre.
Sempre un medico tedesco, Gernot Walde, ebbe l’idea di aprire dei grandi parchi termali immersi in una natura rigogliosa come il celebre Poseidon.
Pochi giorni fa, il 30 settembre, a Sant’Angelo si è tenuta la festa di San Michele, protettore del borgo, e in migliaia si sono riuniti in spiaggia per ammirare i fuochi d’artificio a ritmo di musica. Qui potete vedere il video intero dello spettacolo: VIDEO
Se vi capita di andarci a fine settembre, vi consiglio caldamente questa manifestazione.
Ma non immaginatevi Ischia come una Germania in miniatura che profuma di mare: tutt’altro, l’organizzazione rimane al 100% italiana!
Qui si viaggia ai ritmi tipici delle isole mediterranee, tutto è improvvisato, le strade brulicano di scooter, macchine e taxi che fanno gli slalom tra le corriere.
La tabella del bus non mostra gli orari, ci si mette alla fermata e si aspetta, confidando sul fatto che il bus passerà entro al massimo mezz’ora. Una volta saliti, si sta ammassati in piedi, le fermate non hanno un nome e non sono indicate quindi è davvero avventuroso destreggiarsi tra i nuovi arrivati con le loro valigie, i finestrini appannati, e l’autista che urla dal suo gabbiotto i nomi delle località. Ma perché a nessuno viene in mente di dare un nome alle fermate, stampare una piantina e incollarla su ogni autobus in modo che i turisti di qualsiasi nazionalità possano raccapezzarsi? Ci ho pensato, e non credo sia solo per la poca motivazione a investire.
Forse il motivo è che qui non si ha paura di entrare in contatto con l’altro.
Qui non c’è il problema di disturbare il vicino di posto, di fare domande al conducente o chiedere informazioni per strada. Un cartello equivarrebbe a dire: “Leggi la scritta e lasciami in pace“, ma non è lo spirito degli ischitani, che t’invitano subito a prendere un caffè o un liquore alla rucola, si prendono il tempo per conversare, fanno a gara a chi ti consiglia i migliori posti da vedere o i piatti tradizionali da assaggiare. E allora questo connubio di caos e relax ti trasmette un’aria di casa, una famigliarità che ti fa venire voglia di ritornare, al più presto, a Ischia.
Chiudo con una bella citazione dello scrittore e filosofo napoletano Luciano De Crescenzo che ho trovato su un cartellone davanti al Castello Aragonese: