
Le presentazioni dei libri di Daniel Speck sono sempre speciali, a volte con la musica, altre con cibo squisitissimo. È appassionato dell’Italia, delle altre culture, di cinema e anche di auto d’epoca. Quando lo incontro per quest’intervista si presenta con la sua Alfa Romeo GTV d’epoca.
Mi parla dei suoi romanzi best seller, „Volevamo andare lontano“ (titolo originale „Bella Germania„) e “Piccola Sicilia”, e del legame con l’Italia.
(DS) “Quando ho scritto “Volevamo andare lontano” era il periodo delle grandi ondate di rifugiati in Europa“ spiega. „È uscito nel 2016 quando tutti discutevano d’immigrazione, e i migranti arrivavano al binario 11 come gli italiani molti anni prima. C’era interesse da parte della società di dare ascolto a questa tematica per vedere quali errori erano stati fatti all’epoca e che successi sono stati raggiunti.
(SM) Hai lavorato come sceneggiatore per molti film, tra cui „Indovina chi sposa mia figlia!“ (titolo originale: “Maria, ihm schmeckt’s nicht”), una commedia sulle difficoltà interculturali di una coppia italo-tedesca. Come sei arrivato a scrivere “Volevamo andare lontano”?
(DS) Per „Indovina chi sposa mia figlia!“ sono stato scelto perché avevo studiato in Italia e la conoscevo bene. In questo film ci sono dei flashback (secondo me la parte più emozionante) ma sono troppo pochi. Uno straniero arriva con una valigia e un solo paio di scarpe: come ha fatto a trovare lavoro e a costruirsi una famiglia? Io avevo voglia di raccontare la storia fino in fondo, cioè come le ferite di una generazione si trasferiscono a un’altra. In un romanzo posso andare molto più in profondità, esplorare meglio i personaggi.
(SM) Come lavori per costruire le tue storie?
(DS) Faccio ricerche, viaggio, parlo con le persone. Solo così posso interiorizzare davvero la storia. Per “Piccola Sicilia” ho fatto una presentazione con un pubblico ebraico e mi hanno chiesto se sono ebreo. No, mi prendo molto tempo per la ricerca, vado nei posti e conosco. È una questione di curiosità ed empatia. In molti mi hanno detto che vorrebbero sapere di più di questi personaggi, così ho deciso di scrivere il seguito di Piccola Sicilia. È la stessa famiglia che intraprende un nuovo viaggio all’estero e si ritrova in una realtà molto diversa.
(SM) A proposito di libri, hai autori italiani di riferimento?
I primi autori che ho letto quando studiavo a Roma sono stati Italo Calvino, Erri de Luca e Alessandro Baricco. Però più della letteratura ho approfondito il cinema italiano. I miei punti di riferimento sono stati gli sceneggiatori Cesare Zavattini, Suso Cecchi D’Amico e Tonino Guerra che hanno scritto per Fellini, Antonioni e i registi più importanti. Da questo punto di vista ho più modelli italiani che tedeschi. Un Amarcord in Germania non si può neanche immaginare.
(SM) Anche oggi sei spesso in Italia per presentare i due libri. Qual è la tua esperienza con i due mondi editoriali?
(DS) In Germania quando un autore presenta il suo libro si mette su una sedia dietro un tavolo e legge per un’ora. E il pubblico ascolta in silenzio, attento e curioso di sapere come intona le frasi e dà ritmo alle parole. In Italia è inimmaginabile, se leggi più di due pagine vedi la gente che si alza e se ne va, comincia a parlare o tira fuori il cellulare. Quindi per intrattenerla, la presentazione deve essere una chiacchierata. E a me piace questa idea, perché quello che ho scritto lo so già, non devo rileggerlo e sono sempre curioso delle domande del pubblico. A volte escono cose inaspettatamente belle. Amo lasciarmi sorprendere.
E anche la nostra è stata una chiacchierata spontanea e sorprendente. Lascio Daniel al lavoro, deve proporre all’editore un titolo per il seguito di “Piccola Sicilia”. E noi non vediamo l’ora di scoprirlo in libreria.
I romanzi di Daniel Speck sono stati per mesi in vetta alle classifiche e sono tuttora tra i libri più venduti e apprezzati. Se ancora non li avete letti, qui potete trovare le versioni in tedesco per Fischer Verlag e in italiano per Sperling&Kupfer.