
Presentare un libro a bambini che non l’hanno ancora letto è molto bello perché s’incuriosiscono, iniziano a lavorare d’immaginazione, fanno congetture o raccontano aneddoti che ipotizzano possano avere a che fare con la storia. Da parte dell’autore c’è però un leggero imbarazzo perché non sono loro i veri destinatari della vendita del libro, bensì i genitori e soprattutto le maestre, che devono riporre fiducia nella storia tanto da proporla come lettura per la classe. E questo non è scontato di fronte alla vasta scelta editoriale.
Quando invece si presenta il libro a scuola, dopo che i bambini l’hanno letto durante le vacanze o durante l’anno, c’è qualcosa di indescrivibilmente magico.
Entri in aula e ti aspettano con gli occhi luccicanti facendoti sentire speciale, hanno già fatto attività sul libro insieme alle maestre, come disegni, letterine piene di affetto, cartelloni, e soprattutto, non vedono l’ora di inondarti di domande sui protagonisti, le loro scelte, i luoghi, ma anche sulla scrittura e su come lavora un autore. Stanno vivendo un’esperienza che forse non dimenticheranno mai perché anche loro hanno apportato il loro personale contribuito. È questo che ti fa sentire che tutti i tuoi sforzi e la tua passione non sempre compresa hanno un senso.
Questo è ciò che ho vissuto qualche giorno fa alla scuola italo-tedesca Leonardo da Vinci di Monaco di Baviera, dove ho presentato sia „Cercando Ted“ che „Il bosco di Bruno“ a due gruppi di ragazzini brillanti, sensibili e attentissimi.
Un’esperienza meravigliosa che, fosse per me, ripeterei ogni giorno della mia vita.